LA NECESSITA’ DEL PERDONO.



Viviamo in tempi veramente difficili in cui siamo coinvolti, che lo vogliamo oppure no, a lottare contro corrente in questo fiume di eventi negativi per l’uomo. Mi riferisco a tutto ciò che il nostro nemico sparge nel mondo: delinquenza, corruzione, violenza, guerre, e ogni altra abominazione. In questo, sembra che quanto riportato da Paolo nelle sue lettere in riferimento agli ultimi tempi si sta avverando sotto i nostri occhi.

ANCHE NELLA CHIESA DI DIO SI RIFLETTE QUESTA SITUAZIONE: DIVISIONI, CONTESE, SCANDALI DI OGNI TIPO SONO ALL’ORDINE DEL GIORNO.

C’è, quindi, chi causa del male e chi lo subisce. Prendendo spunto anche delle riflessioni di altri fratelli sull’argomento, esamineremo lo stato di chi subisce le offese e, quindi, secondo le scritture della necessità del perdono.

Leggiamo alcune scritture che ci introdurranno sul tema.

In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli”. (Mat 11:25)

Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare”. (Mat 18:6)

Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo”. (Mat 18:15-18)

Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli vi perdoni le vostre colpe. Ma se voi non perdonate, neppure il Padre vostro che è nei cieli perdonerà le vostre colpe”.(Marco 11:25-26)

Con queste parole il nostro Signore Gesù Cristo dichiara che perdonare è di vitale importanza per noi, tant’è che rischiamo addirittura la nostra salvezza. Sono parole dirette alla sua chiesa.

Data, quindi, l’importanza della questione, è chiaro che alcune domande sorgano spontanee: Cos’è il perdono? Chi dobbiamo perdonare? Il perdono significa dimenticare il torto subito? Come si può e si deve perdonare? Cosa devo fare io per perdonare ed essere perdonato?

Prima di rispondere a queste domande, dovremmo riflettere sulla nostra condizione di offeso e di quella dell’offensore, del colpevole.

Ognuno di noi, volenti o nolenti, commette peccato che altro non è che recare offesa nei confronti del nostro prossimo e di Dio stesso perché sappiamo che il peccato è la violazione della legge.

Pertanto, OGNUNO DI NOI OFFENDE E SUBISCE OFFESE. Ecco l’esigenza e la necessità di perdonarci a vicenda.

Innanzitutto, se esaminiamo bene le parole di Gesù non possiamo non rilevare come il Signore guarda al nostro problema interiore: “se avete qualcosa contro qualcuno”. Qui non sta dicendo di guardare a colui che ci ha offeso, ma se NOI abbiamo qualche risentimento verso qualcuno per un torto subito.

Dunque cos’è l’offesa e lo scandalo?

Il rapporto tra gli uomini e tra l’uomo e Dio si riassume in questi due comandamenti: “Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso” (Luca 10:27).

L'uomo è stato creato per amare e per essere amato.

L'offesa, quindi, è quell’atto mediante il quale l'altra persona, con il suo agire, rompe volontariamente o no il rapporto d'amore che ci aspettiamo da lui.

Questo fatto reca un danno al nostro equilibrio interiore, compromettendo il nostro rapporto con gli altri che è quello dello stare assieme, della relazione, della comunione. E quando ciò accade, si resta come "congelati" sopra questo fatto specifico.

IN QUESTE CONDIZIONI LA COMUNIONE FRATERNA È COMPROMESSA E CIÒ NON FA PIACERE AL NOSTRO SIGNORE GESÙ.

L'offesa è SEMPRE un atto negativo e solo quando lo riconosciamo, il Signore può agire su di noi.

È BENE ANCHE PENSARE MENTRE SIAMO OFFESI A QUANTE VOLTE NELLA VITA SIAMO NOI AD OFFENDERE L'ALTRO.

Ma c’è qualcosa che va oltre l’offesa: lo scandalo.

Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare” (Mt 18:6). E “Così il Padre vostro che è nei cieli vuole che neppure uno di questi piccoli perisca” (Mt 18:14). Gesù usa parole molto forti e duri riguardo a coloro i quali sono causa di scandalo verso i suoi fratelli, qui il significato dell’avvertimento è inequivocabile. CHI DI VOI HA MAI VISTO UNA PIETRA DELLA MACINA DA MULINO?

Senza ombra di dubbio, Gesù parla ai discepoli perché sapeva che gli scandali e la scarsa disposizione al perdono sarebbero stati presenti nella Sua chiesa, anzi sono comuni negli ambienti in cui si ascolta Gesù.

Oggi la parola scandalo ha assunto un significato diverso da quello originario. Per esempio definiamo scandalistico un giornale che pubblicizza contenuti di malcostume e che in qualche modo possono offendere la morale comune. MA QUESTO NON È LO SCANDALO DI CUI PARLA GESÙ.

Lo scandalo non è inteso come fattaccio di cronaca nera, furti, atti di libidine, ecc.

La sua origine è greca e letteralmente significa LACCIO, INSIDIA, OCCASIONE DI PECCATO. «Scandalo» era il nome di una trappola per animali, di un laccio che faceva cadere e imprigionava l’animale. Così la parola aveva preso il significato di un atto fatto apposta per far cadere il prossimo. Lo scandalo è una cattiveria volontaria, una maldicenza, una falsità, un colpo alle spalle per fare del male al prossimo; nasce spesso dal rancore e matura nella trappola e nell’aggressione contro l’altra persona.

Cioè, creare scandalo, costruire trappole per il proprio fratello con il proprio pensiero, con la propria lingua e con le proprie mani, significa diventare strumenti del male e che prende possesso di noi. Significa non combattere il male, ma accettarlo, amarlo, diventarne complici. A quel punto è meglio finire in mare con la macina da mulino al collo.

Lo scandalo è qualcosa che va al di là dell’offesa. Ecco perché è così duro il linguaggio di Gesù in questa occasione.

Gesù prende sul serio sia le offese che gli scandali. E prende sul serio il perdono. Infatti più avanti dice: anche se il fratello pecca sette volte al giorno, che è un modo di dire e che significa «tutto il giorno», si deve perdonare.

Vediamo adesso cosa provoca l’offesa. L’offesa fa nascere dei problemi nella persona e nella comunità.

Noi per nostra natura quando veniamo offesi o ci sentiamo offesi, lo fissiamo nella memoria. È più facile ricordare chi ci ha fatto del male piuttosto di chi ci ha fatto del bene. Siamo fatti così ed è inutile negarlo.

Questi fatti vengono registrati e, a volte senza rendercene conto, ci condizionano. Talvolta facciamo cose che non si vorrebbero fare, abbiamo dei comportamenti che non vorremmo avere, proprio perchè ci si è chiusi nelle vecchie offese.

Quando qualcuno ci ferisce, tendiamo subito ad allontanarlo. È la nostra normale reazione.

Ora, se all’offesa non segue il perdono, interviene immediatamente il giudizio e la condanna, l’isolamento, lo scoraggiamento, il rancore e nel lungo periodo si rischia anche l’allontanamento da Dio.

Il giudizio e la condanna ci allontanano dall'altro e ci mettono in posizione di superiorità. E' per questo che dobbiamo pregare affinché il Signore allontani da noi il nostro giudizio su chi ha offeso. Altrimenti, sopraggiunge l'isolamento del nostro cuore dagli altri. Questo atteggiamento può benissimo essere nascosto, ma, di fatto, con il cuore non amiamo, non sentiamo quell’amore di Gesù verso il fratello.

Il rancore è l’anticamera dell’allontanamento da Dio perché si può arrivare ad accusare Dio stesso della sua assenza nel momento in cui eravamo offesi così ci ribelliamo a Dio e ci allontaniamo da Dio.

In ogni caso, con l'aiuto di Dio e con la forza della nostra preghiera e di quelle dei fratelli, si può rompere questa spirale e ritornare a un cammino di pace, in qualsiasi punto ci si trovi. (Lc 15:4-7)

Vediamo adesso cos’è il perdono e perchè è necessario.

Nel Nuovo Testamento il concetto di perdono è indicato da due parole greche con significati particolari:

la prima è aphiemi che in greco profano (Omero) è usato per indicare il mettere in libertà una persona o una cosa, sciogliere, abbandonare, permettere, concedere, rinunciare, condonare, lasciare andare etc. Il significato è confermato anche nella versione della Bibbia dei Settanta. Nel Nuovo Testamento aphiemi è usato 142 volte e nel Vangelo di Matteo ben 47 volte. Ha il significato di perdono in senso assoluto, di perdono dei peccati, delle colpe, delle trasgressioni. Nella maggioranza dei casi conserva anche il suo significato originario di lasciare, lasciare andare, mettere in libertà, mandare via, abbandonare, lasciare dietro a sé. Indica inoltre il rimettere i debiti, i peccati, lasciare cadere, abbandonare lo sdegno, dimenticare; la sua espressione più significativa è nel Padre Nostro (Matteo 6:12).

La seconda parola greca è hilaskomai che ha un significato particolare. Ha infatti valore di espiare, conciliare se stessi, placare il Dio irato, rendere benevolo, e misericordioso. O Dio sii propizio verso di me [perdonami] che sono un peccatore è la preghiera del pubblicano (Luca 18:13). Egli ... dovette diventare ... sommo Sacerdote misericordioso e fedele, capace di espiare i peccati del popolo ... ricorda Paolo nella Lettera agli Ebrei 2:17.

Dalle definizioni di “perdono” comprendiamo benissimo il perché della necessità vitale per i credenti di perdonare.

QUANDO PERDONIAMO, NOI OFFESI DECIDIAMO DI METTERE IN LIBERTÀ IL NOSTRO OFFENSORE.

Il perdono è:

Amore. Il perdono è un atto d’Amore verso se stessi e verso gli altri. È liberarsi di un peso che ci schiaccia a terra. Il perdono è la chiave che apre le porte all'amore.

l’opposto della vendetta: “Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, cari miei, ma cedete il posto all’ira divina…” (Romani 12:19-21)..

benedire gli altri, augurare loro SINCERAMENTE salute, felicità, prosperità e ogni altra grazia. Il perdono è la chiave dei nostri rapporti con Dio, col prossimo e con noi stessi.

voler bene anche a se stessi, è un presupposto indispensabile alla propria salute fisica e spirituale. Il perdono è sorgente di guarigione, guarisce infatti le ferite provocate dal risentimento, rinnova le persone, i matrimoni, le famiglie, le comunità, la vita sociale.

il dono di Cristo agli uomini e ci offre la possibilità di viverlo sempre, in ogni situazione in cui ce ne sia il bisogno.

libertà. Libertà di essere slegati dalle catene dell’offesa e sgravati del peso che ci portiamo dentro. Il perdono è uno stile di vita: è lo stile di vita del cristiano che accetta di perdonare sempre, chiunque e per ogni cosa. È un processo, cioè una continua crescita verso la libertà interiore. Non dimentichiamo che alcune esperienze sono così dolorose da richiedere molto tempo per giungere al vero perdono.

una necessità: non possiamo fare a meno di perdonare. Se non perdono non posso essere perdonato!

Il perdono rende capaci di amare. Rammentiamoci del comandamento del Signore: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI COME IO VI HO AMATO.

Comunque possiamo affermare con certezza che PERDONARE NON È FACILE e tante volte sembra impossibile. Dipende dalle circostanze.

È vero che qualsiasi offesa brucia, ma noi reagiamo alle offese in modo diverso a seconda se il torto lo subiamo da un amico o da un nemico: non è la stessa cosa.

Non soffriamo seriamente a causa di coloro che amiamo? Che sia il mio nemico a farmi del male è normale, ma essere offeso dal mio amico non è normale (Salm 55:13-15)? Giusto?

Ebbene, qui sta l’errore di valutazione che ognuno di noi fa: partiamo sempre dal presupposto che è inconcepibile che un amico possa farci soffrire. Abbiamo già detto che nessuno di noi è perfetto, perciò richiamare alla mente la possibilità di poter essere offeso anche da coloro i quali amiamo, non fuggire questa vulnerabilità, è essere già preparati e predisposti al perdono. Perchè tutti sbagliamo.

L’esempio: abbiamo un amico che ha dato la Sua vita per noi suoi amici anche se lo abbiamo offeso e lo offendiamo con i nostri peccati: Il sacrificio di Gesù, in questo senso, rimane l’esempio con la quale tutti ci dobbiamo confrontare.

Sappiamo che Gesù fu messo a morte ingiustamente da chi ama, patì per amore e ci perdonò.

Io credo che per l’uomo carnale sia più facile perdonare un nemico che un amico; infatti, l’offesa dell’amico brucia di più, causa una ferita più profonda, più dolorosa. Non diciamo: come ha potuto fare una cosa così a me?! A me, proprio a me che lo stimavo e lo amavo tanto! Ecco, siamo sempre lì: noi carnalmente guardiamo all’io, al proprio tornaconto personale e non consideriamo che l’altro forse ha gli stessi problemi che abbiamo noi o forse anche più grossi.

Se noi siamo spirituali, se diciamo di credere in Gesù Cristo e lo riteniamo nostro Signore e Dio allora dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito di Dio il quale ci invita a perdonare, invito che non possiamo eludere.

Ma come perdonare?

A questo punto sappiamo che Dio ci intima di perdonare, che ognuno di noi ha bisogno di perdonare e di essere perdonato perciò ci chiediamo: come perdonare un’offesa, uno scandalo?.

Non esiste un metodo per perdonare. Perdonare è veramente difficile. Si può perdonare intellettualmente, a parole, con la nostra volontà, ma il vero perdono viene dal cuore ed è molto profondo e duraturo.

In quanto atto d’amore, SOLO CON LA POTENZA DI DIO È POSSIBILE PERDONARE VERAMENTE. Non è l'uomo che perdona, non è una cosa umana. E' una grazia che viene dal cuore di Dio e guarisce il cuore dell'uomo, trasformando l'uomo stesso, ridonandogli la sua dignità, che lo porta ad avere fiducia in sé e negli altri.

C’è una verità fondamentale nel processo del perdono: L’UOMO CHE HA CONSAPEVOLEZZA DEL PERDONO DI DIO SA PERDONARE, per lui è più facile perdonare. Quando riconosciamo di essere peccatori e, quindi, offensori e di essere stati perdonati possiamo guardare chi ci ha offeso con compassione e misericordia.

Richiediamo a Dio questa grazia di perdono. Con profonda umiltà non dobbiamo chiedere chi o che cosa perdonare perchè sarà Dio a perdonare e noi saremo liberi. IL PERDONO DEVE ESSERE RIVOLTO A TUTTI E SU TUTTO. Non possiamo fare discriminazioni uno sì e l'altro no oppure per questa cosa sì e per l’altra cosa no.

Un’altra cosa molto importante è non giudicare se stessi che significa guardarsi come Dio ci guarda; Dio ci ama come siamo, ci accetta come siamo, dandoci sempre la possibilità della conversione (che dura fino all'ultima ora della nostra vita). Se Dio ci ama e ci accetta come siamo, anche noi dobbiamo farlo per poter amare gli altri come noi stessi.

I TEMPI DEL PERDONO SONO IMPORTANTISSIMI. Quando il vero perdono è immediato all’offesa, non si formano ferite profonde perchè la guarigione è immediata. Ma se si lascia passare del tempo senza cercare la riconciliazione e quando certe ferite sono vecchie e ancorate al passato, quando alcune di esse sono diventate delle piaghe, allora il perdono diventa veramente difficile, un vero sacrificio, un martirio dell’io che se consumato porta alla vita piena di gioia e libertà.

Dobbiamo anche considerare che mentre l’atto che ha fatto un fratello per noi è un’offesa, per qualcun’altro non significa niente; cioè, IL DOLORE SENTITO È PROPORZIONALE ALLA SENSIBILITÀ DI CHI LO HA RICEVUTO e la sensibilità stessa, a sua volta, dipende dalle ferite che si hanno.

Per riconoscere se il perdono viene dal cuore, basta vedere se riusciamo a pregare per l'offensore, ad affidarlo a Dio.

La mancanza di perdono, che solo Dio può sopperire, è uno dei più grandi ostacoli per il nostro cammino di crescita spirituale che ci lega ad una situazione del passato e ci nega la libertà!

In virtù della sua Parola, una delle grazie conseguenti al perdono, è il fatto che il Signore ci toglie il giudizio.

Lasciamo a Lui i nostri pesi. Non è facile, ma solo così Dio agisce, nell'inconscio o nel conscio, e può cambiare veramente il nostro cuore, la nostra mente.

A seguito del perdono il Signore cancella le emozioni, il disagio, l'angoscia che si sente, tuttavia non viene cancellato il ricordo, la memoria; a volte torna dall'inconscio la memoria di un'offesa, come se fosse oggi, sentendo ciò che si è provato allora. Il fatto rimane, ma lo possiamo ricordare in pace perchè il ricordo è stato guarito dal Signore. Allora sapremo di avere completamente perdonato qualcuno, su questo mondo o altrove, quando potremo ricordare il soggetto del nostro risentimento, senza emozione, senza tristezza.

Da ragazzi non vi siete scontrati con i vostri amici e magari fatto a botte per vari motivi e poi vi siete in qualche modo riappacificati? Come ricordate quegli eventi? Se abbiamo perdonato, forse ci facciamo quattro risate!

Il perdono è un atto d’Amore, il perdono non si accorda con il mentale, con l’intelletto, con il razionale, ma semplicemente con il cuore ripieno della grazia di Dio.

Rammentiamo! Perdonando gli altri non solo dimostriamo la nostra magnanimità, ma alla fin fine facciamo il nostro bene con gli interessi. Perchè tutto il bene che auguriamo agli altri, ma sinceramente, ci ritorna indietro decuplicato. Anche questa è una Legge Divina.

Nel capitolo 18 di Matteo, Dio ha voluto che l’ultima sua parola nel rapporto con noi non fosse «peccato», ma fosse «perdono», così noi, che riformiamo il nostro rapporto con i fratelli e le sorelle secondo il rapporto che Dio ha con noi, non permettiamo che l’ultima parola di questo rapporto sia «peccato». Perciò perdoniamo. Rimettici i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Perdoniamo. Non per buon cuore [buona coscienza], ma per analogia, per convinzione e per riconoscenza a Dio. E se perdoniamo, perdoniamo sempre. Non si perdona una volta o due. Chi alla terza non perdona più, in realtà non ha perdonato nemmeno le prime due. Per un discepolo di Cristo il perdono a chi lo chiede è normale prassi, è modo di vivere, niente di eccezionale e niente di più che obbedienza e imitazione del Maestro. Adesso possiamo capire perché i discepoli chiedono a Gesù di aumentare la fede. Se evitare di far del male deliberatamente e perdonare sempre chi si pente devono essere atti normali, allora chi ce la può fare? Signore, aumentaci la fede, perché noi non ce la facciamo né a evitare di scandalizzare, né a perdonare sette volte al giorno. È umanamente impossibile, altro che sradicare alberi e ripiantarli in mare! Gesù risponde indicando una misura di fede bastante a far sradicare un sicomoro, albero dalle radici piuttosto profonde, e a farlo ripiantare nel mare. … Gesù non ci chiede una fede grande, … ma ci chiede una fede in cose grandi, una fede nella grande opera di Dio, una fede nella salvezza e nella santità che Dio realizza per noi in Cristo. (1)

OGNUNO DI NOI HA O AVRÀ QUALCOSA DA FARSI PERDONARE E DA PERDONARE AGLI ALTRI.

Facciamo a noi stessi e agli altri questo dono del perdono e credo che otterremo una grande vittoria ed una grande libertà e forse alla fine scopriremo che quella separazione, quel problema era solo dentro di noi.

SIAMO STATI AMATI PERCIO’ AMIAMO, SIAMO STATI PERDONATI PERCIO’ PERDONIAMO.

LA GRAZIA DEL SIGNORE GESÙ SIA CON TUTTI VOI.

G.F.

Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare; io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te. Non siate come il cavallo e come il mulo che non hanno intelletto, la cui bocca bisogna frenare con morso e con briglia, altrimenti non ti si avvicinano!” (Salmo 32:8-9)



Note:
  1. Emanuele Fiume “Sola Fide”
  2. Tratto da ?
  3. (Alberoni F. –Corriere della Sera – 5/08/2002)



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