IL MARTIRIO È LA PROVA DELLA FEDE.

di G. F.

TESTIMONI DI GESÙ.

Gesù, prima essere assunto al cielo, rivolgendosi ai suoi discepoli rivelò il compito principale della Sua Chiesa e disse: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra.” (Atti 1:8)

In greco “και έσεσθέ μοι μάρτυρες”: “e mi sarete testimoni”.

Esaminando il testo greco è chiaro come “martiri” è tradotto “testimoni”; quindi, secondo la Parola di Dio, i discepoli di Gesù sono martiri, dove martire e testimone è la stessa cosa.

Questo è il vero significato, l’uomo (sempre l’uomo) però ha modificato il significato originale ispirato da Dio. Infatti, oggi nel nostro linguaggio moderno si fa distinzione tra martire e testimone.

«Il termine martire (dal greco μάρτυς - testimone) indica oggi colui che ha testimoniato la propria fede o ideale nonostante la persecuzione. Originariamente diffuso soprattutto in ambito giuridico stava a indicare semplicemente un testimone che garantiva la verità degli avvenimenti e che normalmente prendeva le difese dell'accusato. Col tempo il termine è stato usato anche in ambito filosofico (soprattutto in ambito stoico) di testimonianza della verità (che non includeva necessariamente la morte), per passare successivamente a un significato di testimonianza di un avvenimento religioso di cui il credente, con la sua vita e la sua predicazione era testimone. Il termine non è mai stato usato in ambito biblico, né giudaico, né cristiano nel significato odierno: di testimonianza fino alla morte. Solo nel cristianesimo primitivo, con l'avvento delle persecuzioni dei cristiani, il termine è stato riservato in modo praticamente esclusivo alla testimonianza estrema fino alla morte.» (1)

Come aveva profetato Gesù così avvenne in quella prima pentecoste dell’era cristiana appena furono rivestiti di Spirito Santo di Dio:“Uomini fratelli, ben può liberamente dirvisi intorno al patriarca Davide, ch'egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al dì d'oggi fra noi. Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli avea con giuramento promesso che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, antivedendola, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che non sarebbe stato lasciato nell'Ades, e che la sua carne non avrebbe veduto la corruzione. Questo Gesù, Iddio l'ha risuscitato; del che noi tutti siamo testimoni. Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio, e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.” (Atti 2:29-33).

Gli apostoli furono testimoni oculari della resurrezione di Gesù Cristo, noi lo siamo per la fede che Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ci ha donato.

Poiché non è coll'andar dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà.” (2Pt 1:16)

Quella Pentecoste fu l’inizio del periodo in cui ogni vero cristiano è testimone della grazia fatta dal Signore Gesù Cristo.

“…e sarete menati davanti a governatori e re per cagion mia, per servir di testimonianza (mαρτύριον) dinanzi a loro ed ai Gentili”. (Mat 10:18)

Molti dei primi cristiani sono stati uccisi per la loro testimonianza (cosiddetto martirio) della fede in Gesù Cristo, professata fino alla morte per cui con il tempo “martire” ha assunto il significato di vittima sacrificale e questo sacrificio si è detto “martirio” ponendo addirittura una distinzione dal resto dei cristiani che erano sfuggiti alla morte violenta e morti per cause naturali (vedi l’adorazione dei santi uccisi della Chiesa Romana Cattolica).

Ma questo non è ciò che insegna la Parola di Dio. Tutti i figli di Dio, gli eletti sono martiri ossia testimoni della grazia a cui sono stati chiamati, testimoni di Gesù. QUESTO È IL VERO SIGNIFICATO DI MARTIRE NELLA PAROLA DI DIO.

Dunque, essere un martire di Gesù significa essere testimone di Gesù (“e mi sarete testimoni (martiri) fino all’estremità della terra”). Se poi il testimone pagherà con la morte fisica per la sua fede in Gesù anche questo viene da Dio, perché nessuno può far del male ai suoi testimoni a meno che Dio non lo permette.

Ognuno di noi è stato chiamato secondo il piano di Dio e Lui solo sa cosa ci ha riservato per il futuro; “… E dopo aver così parlato, gli disse: Seguimi. Pietro, voltatosi, vide venirgli dietro il discepolo che Gesù amava; quello stesso, che durante la cena stava inclinato sul seno di Gesù e avea detto: Signore, chi è che ti tradisce? Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: Signore, e di lui che sarà? Gesù gli rispose: Se voglio che rimanga finch'io venga, che t'importa? Tu, seguimi.” (Giov 21:19-22)

A questo punto, dopo aver compreso cosa significa essere testimoni o martiri secondo la Parola di Dio, diventa chiaro che il martire può anche subire una morte violenta, ma rappresenta una eccezione; infatti, in questi 2000 anni di storia del cristianesimo ci sono stati momenti di persecuzione violenta, ma anche momenti di libertà religiosa in cui l’evangelizzazione è stata possibile.

Quindi, OGNI VERO CRISTIANO È UN MARTIRE DI GESÙ a prescindere se muore di morte naturale o violenta.

Oggi si sente spesso molti predicatori cristiani che affermano che la chiesa è destinata a passare attraverso la prossima cosiddetta “grande tribolazione” e, quindi, ogni cristiano deve subire il martirio con il significato di persecuzione fino alla morte violenta; fomentano la paura e fondano le loro verità sulle seguenti scritture:

E a ciascun d'essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po' di tempo, finché fosse completo il numero dei loro conservi e dei loro fratelli, che hanno [sono in attesa] ad essere uccisi come loro.” (Ap 6:11)

Se dovessimo intendere l’ “essere uccisi come loro” letteralmente, allora dovremmo concludere che chi non ha subito e non subisce una morte violenta non sarà con il Signore ovvero non entrerà nel Regno di Dio. Questa spiegazione è assolutamente errata.

OGNI GIORNO SIAMO MESSI A MORTE.

Paolo dice “Poiché per mezzo della legge io son morto alla legge per vivere a Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figliuol di Dio il quale m'ha amato, e ha dato se stesso per me”. (Gal 2:19-20; Gal 5:24)

Or voi non siete nella carne ma nello spirito, se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui. E se Cristo è in voi, ben è il corpo morto a cagion del peccato; ma lo spirito è la vita a cagion della giustizia”. (Rom 8: 9-10)

È chiaro, dunque, che il “morire”, per una nuova creatura in Gesù Cristo e secondo la Parola di Dio, significa qualcosa d’altro e non solo la morte fisica.

Se non è direttamente collegata alla morte fisica dei figli di Dio, in cosa consiste? Perché la scrittura parla di “fratelli che debbono essere messi a morte”?

Lasciamo che la Bibbia ci dia la giusta definizione.

Il cammino verso la salvezza inizia, per mezzo dello spirito di Dio, con la presa di coscienza di essere peccatori e del ravvedimento o pentimento; questo è un dono di Dio e rappresenta una nuova nascita spirituale.

Il battesimo per immersione in acqua simboleggia la morte e la resurrezione alla nuova vita in Cristo Gesù. Il battesimo non è il lavaggio dello sporco del corpo fisico ma è la testimonianza (martirio) della grazia di Dio e della fede in Gesù Cristo davanti all’assemblea dei credenti. (1Pt 3:21)

Gesù ci dice a tutti noi: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16:24)

È questo rinunciare a se stessi, al proprio io che ci consente di poter seguire Gesù.

Noi siamo chiamati a fare la volontà di Dio e non la nostra; ciò determina indubbiamente una guerra interna tra le opere della nostra carne e le opere dello spirito di Dio.

«… Tutti i nostri desideri, infatti, grandi e piccoli, hanno lo stesso fondamento: la nostra costante abitudine di soddisfare la volontà propria. E' quindi la volontà propria che deve essere messa a morte. Dopo la caduta originale, la nostra volontà è ad esclusivo servizio del nostro io. Così l’oggetto del nostro combattimento è la morte della volontà propria. Bisogna impegnarvisi senza indugio e persistere nella lotta senza tregua. … Poiché il Cristo dice: «Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Mc 7,21-23). Per questo ammonisce i farisei: «Pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!» (Mt 23,26). Mettendo in pratica questo precetto di incominciare dall’interno, dobbiamo tener presente allo spirito che non è affatto per noi stessi che purifichiamo il nostro cuore. Non è per la nostra soddisfazione personale che ripuliamo e lucidiamo la camera dell’ospite, ma perché il nostro ospite ci si trovi bene.» (2)

Poiché noi che viviamo, siam sempre esposti alla morte per amor di Gesù, onde anche la vita di Gesù sia manifestata nella nostra carne mortale.” (2Cor 4:11)

Perché se vivete secondo la carne, voi morrete; ma se mediante lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi vivrete” (Rom 8:13)

Una traduzione letterale del versetto greco potrebbe essere questo: “Se infatti, secondo la carne voi vivete, voi state per morire; Se tuttavia per [lo] spirito le gesta del corpo voi mettete a morte, vivrete”.

La parola mortificare, dal latino eccl. mortificare, composta di mors mortis ‘morte’ e ficare ‘fare’, significa procurare la morte ossia privare di ogni energia vitale; quindi, far morire le opere morte della carne significa morire ogni giorno.

Sottolineamo che mortificare le azioni del corpo ossia le nostre concupiscenze che partoriscono il peccato non significa autoflagellarsi e procurarsi dolore fisico; infatti Dio condanna tali costumi che sono precetti e dottrine di uomini.

Il cristiano è sempre e costantemente impegnato nel combattimento contro le proprie concupiscenze, non mediante le sue proprie capacità naturali ma con la forza che gli viene data dallo spirito di Dio.

Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi di questo stesso pensiero, che, cioè, colui che ha sofferto nella carne ha cessato dal peccato, per consacrare il tempo che resta da passare nella carne, non più alle concupiscenze degli uomini, ma alla volontà di Dio.” (1P 4:1-2)

L’uomo carnale ha il senso della colpa che è psicologico, mentre l’uomo di Dio ha il senso del peccato che è teologico; quindi, da entrambe possono scaturire delle manifestazioni di abnegazione, ma solo l’uomo di Dio otterrà la vittoria finale non con la sua forza ma per mezzo dello spirito di Dio.

Mediante lo Spirito di Dio si può resistere alla concupiscenza della carne e far morire il proprio io, ossia MORIRE PER GESÙ.

Inoltre, il combattimento della fede consiste nel resistere al maligno e alle sue macchinazioni e persecuzioni.

Come è scritto: Per amor di te noi siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati considerati come pecore da macello.” (Rom 8:36; Salm 44:22)

TESTIMONI ATTRAVERSO LA TRIBOLAZIONE.

Se l’ “essere messi a morte” (Apoc 6:11) come abbiamo visto non significa necessariamente essere uccisi fisicamente, in cosa consiste questa “grande tribolazione” che dovremmo attraversare (secondo alcuni)?

Intanto precisiamo una verità fondamentale: Gesù non ha promesso una vita di piaceri su questa terra per i suoi discepoli, ma una vita piena di tribolazioni e prove di ogni genere per dare testimonianza al mondo della nuova vita in Cristo Gesù e in vista del Suo Regno che verrà.

V'ho dette queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il mondo.” (Giov 16:33)

Quindi, la tribolazione è una compagna della nostra vita in Gesù Cristo. Ma cos’è veramente questa tribolazione?

Siamo stati così influenzati dal concetto - predicato da quasi tutte le denominazioni cristiane – di tribolazione identificata con la persecuzione fisica, tanto che non riusciamo a comprendere l’incommensurabile e l’immenso amore di Dio per noi. Anzi spesso siamo portati a credere in un Dio che si compiace di vederci soffrire per i nostri peccati.

Infatti, molti hanno paura di Dio perché secondo loro Egli fa martirizzare i santi, quindi non rispondono alla chiamata di Dio. Poi li punisce per i peccati commessi continuamente, perché non sono perfetti come Lui; magari sentono il bisogno di fare addirittura penitenza e di espiare i peccati con l’autopunizione, di punirsi per scontare il peccato. CHE TRISTEZZA!! QUESTO NON È VIVERE SECONDO VERITÀ. COSTORO NON SONO NATI DALL’ALTO! NON CONOSCONO LA VERITÀ!

DIFFIDATE DA CHI VI DICE “PACE, PACE, MENTRE PACE NON C’E’” (Ger 6:14; 8:11) CHE PREDICA UN VANGELO DELL’ABBONDANZA E DELLA RICCHEZZA!!

Vediamo intanto cosa dice la Parola di Dio sulla tribolazione.

Il termine che viene spesso tradotto con tribolazione è il vocabolo greco “thlipsis” con il significato di “avversità, difficoltà, calamità, angoscia, sofferenza, tribolazione”.

Nel corso della nostra vita, infatti, si presentono avversità, difficoltà, calamità, angoscia, sofferenza e tribolazione di ogni genere come ogni uomo su questa terra. Cosa c’è di stupefacente e di eccezionale in questo? Non appartengono normalmente alla sfera umana? E se una qualsiasi sofferenza ci procura la morte fisica, dobbiamo forse credere in un Dio che si diverte a punire i suoi figli dopo averli acquistati con il sangue del Suo unico Figlio Gesù Cristo? No!

Un esempio di quanto si è detto lo troviamo in Luca: “O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate voi che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, tutti al par di loro perirete.” (Luca 13:4)

Noi ci dobbiamo domandare, invece, il perché siamo soggetti alla tribolazione!

Quando Adamo peccò, l’uomo e la terra sono stati maledetti da Dio e nessuno poteva salvarlo dalla morte sia fisica che spirituale. Gesù è venuto per cancellare questa maledizione per quanto riguarda la morte spirituale. La “thlipsis” è una conseguenza di quella maledizione.

La verità è che tutti gli uomini sono peccatori e nessun uomo è esente dalla tribolazione e ciò che ci succede nel mondo è il risultato delle nostre scelte da sempre. (v. Romani 8:20-21)

Le tribolazioni, quindi, fanno parte della vita e nessuno li può evitare tutte. Quale uomo può dire di non aver avuto problemi piccoli e grandi nella propria vita?

Gesù ha promesso una vita priva di tribolazioni solo nel Suo Regno dove non ci saranno lacrime, non ci sarà più la guerra, la fame, la malattia, la morte. Mentre, su questa terra fino all’avvento del Regno di Dio, Gesù stesso disse che sono addirittura necessari.

Or quando udrete guerre e rumori di guerre, non vi turbate; è necessario che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. Poiché si leverà nazione contro nazione e regno contro regno: vi saranno terremoti in vari luoghi; vi saranno carestie. Questo non sarà che un principio di dolori”. (Mat 13:7-8)

Non vi fate tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, ove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano”. (Mat 6:19-20)

Gesù ci invita ad accettare la sfida della vita con la piena fiducia in Lui: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua”. (Mat 16:24)

Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figliuolo o figliuola più di me, non è degno di me; e chi non prende la sua croce e non vien dietro a me, non è degno di me.” (Mat 10:37-38)

La via che conduce a Dio è una strada piena di spine, di tribolazioni, è in salita e la porta di ingresso è stretta: “Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entran per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano”. (Mat 7:13-14)

Le scritture parlano, tuttavia, di una grande tribolazione che investirà tutta la terra.

Cosa rappresenta questa “grande tribolazione”? Perché viene chiamata grande?

Il versetto che riferisce di questa “grande tribolazione” lo troviamo in Matteo al capitolo 24: “Perché allora vi sarà una grande tribolazione [thlipsis], quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà". (Mat 24:21)

Anche in questo caso il termine greco è “thlipsis”; quindi si tratta di una “grande thlipsis”.

Un altro versetto che si riferisce all’epoca finale è il testo greco di Apocalisse 3:10 dove dice esattamente: "Io ti guarderò fuori dall'ora del cimento" il che, nell'espressione apocalittica, molti non vedono altro se non la “grande tribolazione”.

La parola tradotta con “cimento” in greco non è “thlipsis” ma “peirasmós” che significa: “messo alla prova” - da esperimento (di buono), esperienza (del male), sollecitazione, disciplina o provocazione - “implicazione”, “avversità”; King James Version usa “tentazione” (nel senso di provare); quindi, più che grande tribolazione dovremmo dire “grande prova”.

L'umanità vive nella tribolazione e con il termine "grande tribolazione" crediamo che si riferisca ad un periodo di molto più difficile, denso di giudizi e malvagità che precederà la Parusia di Gesù Cristo.

LA FEDE DEL MARTIRE È PROVATA

Gesù riferì ai suoi discepoli che Satana ha chiesto al Padre di vagliare cioè provare i Suoi discepoli e Dio Padre gliel’ha concesso: “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano;” (Luca 22:31)

In questo versetto vediamo che accanto alla tribolazione (potremmo dire “naturale”) coesiste un’opera che è indirizzata verso i figli di Dio: la prova della fede.

Questa è l’opera principale del nostro avversario: Satana. Allo stesso modo di Giobbe (1:6-18; 2:1-6), egli lo fa con noi.

Gesù avverte la Sua chiesa delle prove che l’aspettano: “Non temere quel che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, perché siate provati: e avrete una tribolazione di dieci giorni. Sii fedele fino alla morte, e io ti darò la corona della vita.” (Apoc 2:10)

Anche Paolo non fa mistero della persecuzione che tocca ai cristiani: “Ora voi, fratelli, siete figliuoli della promessa alla maniera d'Isacco. Ma come allora colui ch'era nato secondo la carne perseguitava [εδίωκεν] il nato secondo lo Spirito, così succede anche ora.” (Gal 4:28-29)

Infatti, Satana ha sempre perseguitato la Chiesa di Dio con ogni mezzo, ma essa non sarà sopraffatta. È una promessa di Gesù Cristo stesso!

Tutti conosciamo la storia della chiesa e la persecuzione violenta di molti veri cristiani in questi oltre 2000 anni di storia come profetizzato anche da Paolo: “E d'altronde tutti quelli che voglion vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati;”. (2Tim 3:12)

Perciò per un cristiano, ALLE TRIBOLAZIONI DELLA VITA SI AGGIUNGONO LE PERSECUZIONI.

Infatti secondo le scritture la tribolazione e la persecuzione o prova sono due cose diverse: “diogmos” = persecuzione, devastazione e “thlipsesin” = tribolazione, afflizioni ecc.

Infatti, Paolo rivolgendosi ai Tessalonicesi in un momento difficile dice: “Noi siamo in obbligo di render sempre grazie a Dio per voi, fratelli, com'è ben giusto che facciamo, perché cresce sommamente la vostra fede, e abbonda vie più l'amore di ciascun di voi tutti per gli altri; in guisa che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni [diogmois] e nelle afflizioni [thlipsesin] che voi sostenete. Questa è una prova del giusto giudicio di Dio, affinché siate riconosciuti degni del regno di Dio, per il quale anche patite”. (2Tess 1:3-5)

“... però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato”. (Mat 13:21)

Ma perché Dio permette che noi siamo provati con svariate prove, a volte anche dure?

Due in sostanza sono i motivi della prova: il primo è per la glorificazione di Dio e il secondo è per la correzione nostra.

È obbligo, a questo punto, affermare un principio di verità fondamentale onde evitare fraintendimenti: LA PROVA DEL SIGNORE NON È TENTAZIONE!

DIO NON TENTA NESSUNO.

Dio è Amore, ma è anche giusto; perciò, per l’amore grande che nutre verso tutte le Sue creature, interviene con la correzione nei modi e nei tempi che Lui ritiene opportuno e che hanno l’unico scopo il nostro bene benchè spesso non lo riconosciamo immediatamente. (Ebr 12:4-17)

Cosa ci chiede Dio se non quello di fare del bene? Invece, tutta l’umanità è ostinata nel perseguire strade sbagliate perché adora ciò che è male, consapevolmente o inconsapevolmente adora la menzogna cioè il Principe di questo mondo che è Satana.

Poiché Tu ci hai provati, o Dio, ci hai passati al crogiuolo come l'argento”. (Salm 66:10)

Ecco, io t'ho voluto affinare, ma senza ottenerne argento; t'ho provato nel crogiuolo dell'afflizione”. (Isa 48:10)

Perciò, così parla l'Eterno degli eserciti: Ecco, io li fonderò nel crogiuolo per saggiarli; poiché che altro farei riguardo alla figliuola del mio popolo?” (Ger 9:7)

“... ma siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare l'Evangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori”. (1Tess 2:4)

Nella lettera agli Ebrei ci viene rivelato il motivo per cui noi siamo sottoposti alla prova:

Voi non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato; e avete dimenticata l'esortazione a voi rivolta come a figliuoli: «Figliuol mio, non far poca stima della disciplina del Signore, e non ti perder d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge colui ch'Egli ama, e flagella ogni figliuolo ch'Egli gradisce.» È a scopo di disciplina che avete a sopportar queste cose. Iddio vi tratta come figliuoli; poiché qual è il figliuolo che il padre non corregga? Che se siete senza quella disciplina della quale tutti hanno avuto la loro parte, siete dunque bastardi, e non figliuoli. Inoltre, abbiamo avuto per correttori i padri della nostra carne, eppur li abbiamo riveriti; non ci sottoporremo noi molto più al Padre degli spiriti per aver vita? Quelli, infatti, per pochi giorni, come parea loro, ci correggevano; ma Egli lo fa per l'util nostro, affinché siamo partecipi della sua santità. Or ogni disciplina sembra, è vero, per il presente non esser causa d'allegrezza, ma di tristizia; però rende poi un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati per essa esercitati.” (Ebrei 12:4-11)

Le prove da parte del Signore portano al ravvedimento e alla guarigione, ma le prove o tentazioni al peccato non sono da Dio, sono opere di Satana.

Beato l'uomo che sostiene la prova; perché, essendosi reso approvato, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che l'amano. Nessuno, quand'è tentato, dica: Io son tentato da Dio; perché Dio non può esser tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno; ma ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca. Poi la concupiscenza avendo concepito partorisce il peccato; e il peccato, quand'è compiuto, produce la morte”. (Giac 1: 12-15)

L’opera di Satana consiste nel tentativo di distruggere spiritualmente i figli di Dio con ogni mezzo; tuttavia, non può togliere la vita a meno che non venga concesso da Dio. Ogni sorta di seduzione che ci allontana dalla verità è opera del Diavolo.

In questi ultimi tempi, Satana – principe della potestà dell’aria - ha già scatenato su tutta la terra la fiumana della menzogna contro la Parola di Dio usando tutti i mezzi della comunicazione seducendo tutta la terra; infatti, mentre vediamo un aumento della proclamazione del vangelo a tutto il mondo - mediante anche l’utilizzo dei nuovi sistemi di comunicazione - parallelamente non possiamo non constatare come tante chiese cristiane abbiano apostatato dalla verità (alcune negano addirittura la creazione!).

Tutti i messaggi mediatici (giornali, internet, film, tv, cinema, la realtà virtuale, ecc.), chiari o subbliminali, hanno lo scopo di distruggere la purezza della fede in Gesù Cristo; se a questo aggiungiamo tutti i problemi economici, della pace e sicurezza, delle malattie ecc. allora la fede del testimone di Gesù è provata duramente tanto da poter azzardare che stiamo attraversando una “grande tribolazione” che è in una fase crescente. È azzardata questa affermazione? Forse no.

La Parola di Dio ci invita a combattere e a resistere agli attacchi del Diavolo.

Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amor del Padre non è in lui. Poiché tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo”. (1Giov 2:15-16)

Il vero credente è un soldato di Cristo dotato della completa armatura di Dio e con la quale combatte la battaglia spirituale a volte dura “poiché il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono ne' luoghi celesti; perciò, prendete la completa armatura di Dio affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e dopo aver compiuto tutto il dover vostro, restare in piè”. (Efes 6:13)

Nel che voi esultate, sebbene ora, per un po' di tempo, se così bisogna, siate afflitti da svariate prove [πειρασμοίς], affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell'oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. (1Piet 1:6-7)

La resistenza agli attacchi del nemico può, tuttavia, avere il triste epilogo del sacrificio estremo; sono casi eccezionali che possono coinvolgere anche molte comunità cristiane.

In ogni caso dobbiamo tenere sempre a mente che senza il permesso di Dio nessuno può togliere la vita ai Suoi figli: “Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca”. (1Giov. 5:18)

Ecco alcuni versetti sulla protezione di Dio sulla quale dobbiamo poggiare la vostra fede; dedicamo un momento di riflessione.

l’Iddio che ab antico è il tuo rifugio; e sotto a te stanno le braccia eterne. Egli scaccia d’innanzi a te il nemico, e ti dice: ‘Distruggi!’” (Deut 33:27)

In pace io mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o Eterno, mi fai abitare in sicurtà”. (Salmi 4:8)

Io ho sempre posto l’Eterno davanti agli occhi miei; poich’egli è alla mia destra, io non sarò punto smosso”. (Salmi 16:8)

L’Angelo dell’Eterno s’accampa intorno a quelli che lo temono, e li libera”. (Salmi 34:7)

Dio è per noi un rifugio ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle distrette”. (Salmi 46:1)

Poiché tu hai detto: O Eterno, tu sei il mio rifugio; tu hai preso l’Altissimo per il tuo asilo, male alcuno non ti coglierà, né piaga alcuna s’accosterà alla tua tenda”. (Salmi 91:9-10)

Se l’Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori; se l’Eterno non guarda la città, invano vegliano le guardie”. (Salmi 127:1)

perché l’Eterno sarà la tua sicurezza, e preserverà il tuo piede da ogn’insidia.” (Prov 3:26)

V’è una gran sicurezza nel timor dell’Eterno; Egli sarà un rifugio per i figli di chi lo teme”. (Prov 14:26)

Il nome dell’Eterno è una forte torre; il giusto vi corre, e vi trova un alto rifugio”. (Prov 18:10)

Il cavallo è pronto per il dì della battaglia, ma la vittoria appartiene all’Eterno”. (Prov 21:31)

Egli è uno scudo per chi confida in lui”. (Prov 30:5)

Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti”. (Amos 3:7)

La nostra fede è realmente provata ogni giorno, ma è anche vero che NON SIAMO PROVATI OLTRE LE NOSTRE FORZE altimenti la nostra caduta è sicura. Questa caduta è ciò che non è possibile al nostro nemico se Dio non lo permette, ma Dio non lo permetterà!

Niuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, onde la possiate sopportare”. (1Cor 10:13)

Quindi, siamo fiduciosi nel Signore.


Segue parte II ...
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